Tra le tante questioni aperte sull'infezione da SARS-CoV-2 e sulla malattia associata COVID-19,il ruolo della protezione anticorpale (immunità umorale) e la sua durata a seguito dell’infezione risultano tra le più importanti e indagate in letteratura. Recenti studi hanno riportato come individui con infezione asintomatica sviluppino una minore risposta anticorpale (Long Q-X etal., Nat Med Jun 2020). A questo proposito, si segnala un’interessante pubblicazione sul NEJM in data 21 luglio 2020, in cui si descrive il rapido decadimento degli anticorpi IgG anti-SARS-CoV-2 diretti vs spikereceptor-binding domain, analizzati su sangue con metodo ELISA e valutati a circa 1 e 3 mesi dall'insorgenza dei sintomi, in pazienti affetti da forme lievi di COVID-19.

Sebbene per diverse infezioni virali il ruolo protettivo dell’immunità umorale sia stato dimostrato dal raggiungimento di determinati livelli di anticorpi IgG specifici circolanti, a oggi tale evidenza non è ancora stata accertata per SARS-CoV-2; i risultati del contributo segnalato sollevano dubbi circa la durata dell’immunità umorale acquisita per via naturale in casi lievi di malattia (la maggioranza dei casi di COVID-19), con possibili importanti implicazioni sia nell'adozione di presunti “passaporti immunologici” sia in termini di “herd-immunity/protection" della popolazione, anche in aree a elevata circolazione del virus durante la pandemia, nonché della potenziale efficacia di futuri vaccini preventivi.

La questione rimane oggetto di studio e approfondimento: risulta di prioritaria importanza effettuare ulteriori e più ampie ricerche sulla riposta immunologica all'infezione SARS-CoV-2, finalizzate allo studio non solo del braccio umorale, con particolare riferimento alla valutazione degli anticorpi IgG specifici neutralizzanti (Liu L et al., Nature Jul 2020), ma anche di quello cellulo-mediato (Lebert N et al., Nature Jul 2020 -Altmann DM, Boyton RJ Sci Immunol Jul 2020).

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